Chi porta una divisa sul luogo di lavoro ha diritto a ricevere una retribuzione anche per il tempo occorrente per indossarla o togliersela di dosso.
Lo stabilisce la Cassazione, confermando una sentenza della Corte d’appello di Milano con cui era stato riconosciuto il diritto alla retribuzione per i minuti passati a indossare o a togliersi di dosso la divisa aziendale ad alcuni lavoratori. Per i giudici del merito, “il tempo impiegato per la vestizione e svestizione della divisa corrispondeva all’esecuzione di un obbligo imposto dal datore di lavoro” ed era “congruo il tempo di venti minuti complessivi per le operazioni in questione, senza la detrazione dei cinque minuti di tolleranza previsti contrattualmente con la funzione di coprire i ritardi episodici”.
Contro tale decisione, il datore di lavoro (una societa’) aveva presentato ricorso in Cassazione, rilevando che “prima o dopo la timbratura presso lo spogliatoio il dipendente e’ libero di comportarsi come crede: il tempo per vestire e svestire la divisa, sia nello spogliatoio sia nell’abitazione del lavoratore, va comunque sottratto al tempo libero”. Per i giudici della sezione lavoro di ‘Palazzaccio’, il ricorso va rigettato: “l’adempimento di tale obbligo - si legge nella sentenza n. 20179 - deve necessariamente avvenire presso l’unita’ produttiva ed e’ collegato in sequenza con la timbratura del cartellino marcatempo (la vestizione deve avvenire prima della timbratura in ingresso e la svestizione e’ successiva alla timbratura in uscita)”.
Se, infatti, “tale operazione e’ diretta dal datore di lavoro - spiegano gli ‘ermellini’ - che ne disciplina il tempo ed il luogo di esecuzione, rientra nel lavoro effettivo e di conseguenza il tempo ad essa necessario deve essere retribuito”