Non ci sono dati precisi sulla carenza degli infermieri in Italia, ma ne mancano almeno 40mila, secondo attendibili stime dell'Ipasvi. Una carenza confermata anche dai parametri dell'Ocse, che definiscono il rapporto ottimale tra infermieri e abitanti in 7 ogni mille abitanti (la media europea è di 8,2, mentre l'Italia risulta ancora ben al di sotto di tale soglia).
Benché nel nostro Paese negli ultimi cinque anni si sia registrato un aumento del 31,4% nelle immatricolazioni ai corsi di laurea in Infermieristica, i posti messi a disposizione, per le lauree a numero chiuso risultano ancora di gran lunga inferiori alle richieste di iscrizioni.
Inoltre i circa settemila laureati infermieri all'anno non riescano a coprire il turn-over fisiologico tra chi entra nel mondo del lavoro e chi va in pensione.
Partendo da una recente emergenza di personale verificatasi alla Ausl di Imola, l’ex ministro della Salute, Livia Turco, il 13 aprile scorso, ha presentato un'interrogazione alla Camera affermando che, “ferme restanti le competenze delle Regioni, è necessario provvedere, favorendo una politica d'incremento delle assunzioni di personale infermieristico e stanziando, a livello nazionale, risorse finanziarie adeguate; o, se questo non fosse possibile, valutare di adottare tutte le iniziative normative possibili affinché anche il lavoro medico-sanitario, ed, in particolare, quello infermieristico possa essere riconosciuto come lavoro usurante”.