Non ci sono dati precisi sulla carenza degli infermieri in Italia, ma ne mancano almeno 40mila, secondo attendibili stime dell'Ipasvi. Una carenza confermata anche dai parametri dell'Ocse, che definiscono il rapporto ottimale tra infermieri e abitanti in 7 ogni mille abitanti (la media europea è di 8,2, mentre l'Italia risulta ancora ben al di sotto di tale soglia).
Benché nel nostro Paese negli ultimi cinque anni si sia registrato un aumento del 31,4% nelle immatricolazioni ai corsi di laurea in Infermieristica, i posti messi a disposizione, per le lauree a numero chiuso risultano ancora di gran lunga inferiori alle richieste di iscrizioni.
Inoltre i circa settemila laureati infermieri all'anno non riescano a coprire il turn-over fisiologico tra chi entra nel mondo del lavoro e chi va in pensione.
Partendo da una recente emergenza di personale verificatasi alla Ausl di Imola, l’ex ministro della Salute, Livia Turco, il 13 aprile scorso, ha presentato un'interrogazione alla Camera affermando che, “ferme restanti le competenze delle Regioni, è necessario provvedere, favorendo una politica d'incremento delle assunzioni di personale infermieristico e stanziando, a livello nazionale, risorse finanziarie adeguate; o, se questo non fosse possibile, valutare di adottare tutte le iniziative normative possibili affinché anche il lavoro medico-sanitario, ed, in particolare, quello infermieristico possa essere riconosciuto come lavoro usurante”.
giovedì 22 aprile 2010
mercoledì 21 aprile 2010
Cassazione: infermiere saltuario? Non è esercizio abusivo della professione
Chi si improvvisa infermiere senza averne l'abilitazione non commette il reato
di esercizio abusivo della professione a patto che si tratti di un'attività saltuaria, non retribuita e svolta solo per sopperire alla carenza di personale infermieristico. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha annullato un doppio verdetto di condanna ed ha assolto una coordinatrice di una casa di riposo che, pur non essendo infermiera, aveva svolto attività tipicamente infermieristiche. Nella sentenza della sesta sezione penale della Corte (n. 14603/2010) i Giudici spiegano che la donna aveva tentato di praticare un prelievo ematico e in altre occasioni aveva effettuato iniezioni insuliniche o intramuscolo ai pazienti ricoverati. Il caso era finito in tribunale e la coordinatrice veniva condannata (in primo e in secondo grado) per esercizio abusivo della professione di infermiera. Ora Piazza Cavour ha ribaltato i verdetti facendo notare che le mansioni esercitate dall'imputata "ove eseguite non a titolo professionale ma per sopperire saltuariamente alla carenza del personale infermieristico, rispettando le cadenze, i tempi e le modalita' stabilite dal medico, non integrano il reato" punito dall'art. 348 C.P.. Oltretutto spiegano i supremi Giudici, la coordinatrice aveva svolto queste attivita' che "generalmente si praticano in via di automedicazione" gratuitamente e "in mancanza temporanea di personale sanitario".
di esercizio abusivo della professione a patto che si tratti di un'attività saltuaria, non retribuita e svolta solo per sopperire alla carenza di personale infermieristico. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha annullato un doppio verdetto di condanna ed ha assolto una coordinatrice di una casa di riposo che, pur non essendo infermiera, aveva svolto attività tipicamente infermieristiche. Nella sentenza della sesta sezione penale della Corte (n. 14603/2010) i Giudici spiegano che la donna aveva tentato di praticare un prelievo ematico e in altre occasioni aveva effettuato iniezioni insuliniche o intramuscolo ai pazienti ricoverati. Il caso era finito in tribunale e la coordinatrice veniva condannata (in primo e in secondo grado) per esercizio abusivo della professione di infermiera. Ora Piazza Cavour ha ribaltato i verdetti facendo notare che le mansioni esercitate dall'imputata "ove eseguite non a titolo professionale ma per sopperire saltuariamente alla carenza del personale infermieristico, rispettando le cadenze, i tempi e le modalita' stabilite dal medico, non integrano il reato" punito dall'art. 348 C.P.. Oltretutto spiegano i supremi Giudici, la coordinatrice aveva svolto queste attivita' che "generalmente si praticano in via di automedicazione" gratuitamente e "in mancanza temporanea di personale sanitario".
sabato 3 aprile 2010
Strisciavano il cartellino per i colleghi: 80 a giudizio.
Un’ottantina dipendenti, in gran parte appunto infermieri, per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio a chiusura dell’inchiesta sui casi di presunto assenteismo all’ospedale. Inchiesta che scoppiò come una bomba nel giugno dell’anno scorso, quando il sostituto procuratore Roberta Pieri chiese e ottenne l’arresto di due portieri (Giacomo Chiuchiolo e Stefano Pellegrino), un infermiere (Vincenzo Piraino), un medico (Giandomenico Pio Davidà) e una guardia giurata (Massimo Bocchetti), messi ai domiciliari con l’accusa di aver “strisciato” il cartellino di numerosi colleghi per consentire loro di arrivare al lavoro più tardi del dovuto
PRATO. Chissà se potranno invocare il “legittimo impedimento”, cioè quel principio per cui ad esempio le massime cariche dello Stato, premier compreso, possono evitare di presentarsi ad un processo in cui sono imputati. Certo è che stavolta la situazione è davvero paradossale.
Accade a Prato, dove, se gli infermieri dell’ospedale Misericordia e Dolce vorranno assistere di persona al processo che li vede imputati per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico (cioè l’Asl), l’ospedale potrebbe essere costretto a chiudere un paio di reparti per mancanza di personale.
Sono infatti un’ottantina dipendenti, in gran parte appunto infermieri, per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio a chiusura dell’inchiesta sui casi di presunto assenteismo all’o spedale. Inchiesta che scoppiò come una bomba nel giugno dell’anno scorso, quando il sostituto procuratore Roberta Pieri chiese e ottenne l’arresto di due portieri (Giacomo Chiuchiolo e Stefano Pellegrino), un infermiere (Vincenzo Piraino), un medico (Giandomenico Pio Davidà) e una guardia giurata (Massimo Bocchetti), messi ai domiciliari con l’accusa di aver “strisciato” il cartellino di numerosi colleghi per consentire loro di arrivare al lavoro più tardi del dovuto. Questa l’ipotesi, naturalmente, basata fondamentalmente sulle immagini riprese da un paio di micro-telecamere piazzate in punti strategici.
Dell’indagine, affidata ai carabinieri del Nas, si seppe al momento degli arresti, il 23 giugno dell’anno scorso, ma gli accertamenti erano stati compiuti in gran segreto dal 29 maggio al 23 agosto del 2008, in seguito a una lettera anonima inviata nella primavera di quell’anno al direttore generale Bruno Cravedi che segnalava presunte irregolarità nella timbratura dei cartellilni. Fu l’Azienda sanitaria a informare la magistratura e poi ci vollero molti mesi per esaminare fotogramma per fotogramma le immagini riprese dalle telecamere accanto a due degli otto apparecchi marcatempo usati dai dipendenti Asl.
Per i casi ritenuti più gravi, come detto, furono disposti gli arresti domiciliari. Per gli altri bastò un avviso di garanzia. In totale, spiegò il procuratore capo Piero Tony, sarebbero stati 102 i dipendenti sospettati di aver beneficiato di timbrature false o di aver fatto un piacere a un collega. Per molti di loro fu disposta una sospensione di due mesi, subito revocata dal giudice. Il sostituto procuratore Roberta Pieri ha tirato le fila dell’i ndagine e ha chiesto il processo per circa 80 degli originari indagati, chiedendo al tempo stesso l’archiviazione per i restanti, giudicati “peccatori veniali”.
(03 aprile 2010)
PRATO. Chissà se potranno invocare il “legittimo impedimento”, cioè quel principio per cui ad esempio le massime cariche dello Stato, premier compreso, possono evitare di presentarsi ad un processo in cui sono imputati. Certo è che stavolta la situazione è davvero paradossale.
Accade a Prato, dove, se gli infermieri dell’ospedale Misericordia e Dolce vorranno assistere di persona al processo che li vede imputati per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico (cioè l’Asl), l’ospedale potrebbe essere costretto a chiudere un paio di reparti per mancanza di personale.
Sono infatti un’ottantina dipendenti, in gran parte appunto infermieri, per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio a chiusura dell’inchiesta sui casi di presunto assenteismo all’o spedale. Inchiesta che scoppiò come una bomba nel giugno dell’anno scorso, quando il sostituto procuratore Roberta Pieri chiese e ottenne l’arresto di due portieri (Giacomo Chiuchiolo e Stefano Pellegrino), un infermiere (Vincenzo Piraino), un medico (Giandomenico Pio Davidà) e una guardia giurata (Massimo Bocchetti), messi ai domiciliari con l’accusa di aver “strisciato” il cartellino di numerosi colleghi per consentire loro di arrivare al lavoro più tardi del dovuto. Questa l’ipotesi, naturalmente, basata fondamentalmente sulle immagini riprese da un paio di micro-telecamere piazzate in punti strategici.
Dell’indagine, affidata ai carabinieri del Nas, si seppe al momento degli arresti, il 23 giugno dell’anno scorso, ma gli accertamenti erano stati compiuti in gran segreto dal 29 maggio al 23 agosto del 2008, in seguito a una lettera anonima inviata nella primavera di quell’anno al direttore generale Bruno Cravedi che segnalava presunte irregolarità nella timbratura dei cartellilni. Fu l’Azienda sanitaria a informare la magistratura e poi ci vollero molti mesi per esaminare fotogramma per fotogramma le immagini riprese dalle telecamere accanto a due degli otto apparecchi marcatempo usati dai dipendenti Asl.
Per i casi ritenuti più gravi, come detto, furono disposti gli arresti domiciliari. Per gli altri bastò un avviso di garanzia. In totale, spiegò il procuratore capo Piero Tony, sarebbero stati 102 i dipendenti sospettati di aver beneficiato di timbrature false o di aver fatto un piacere a un collega. Per molti di loro fu disposta una sospensione di due mesi, subito revocata dal giudice. Il sostituto procuratore Roberta Pieri ha tirato le fila dell’i ndagine e ha chiesto il processo per circa 80 degli originari indagati, chiedendo al tempo stesso l’archiviazione per i restanti, giudicati “peccatori veniali”.
(03 aprile 2010)
venerdì 2 aprile 2010
Cambia la legge 104
Giro di vite su chi potrà usufruire dei permessi per assistere le persone disabili gravi. Il «collegato lavoro» alla manovra finanziaria 2009 (ddl 1167-b), approvato dal Senato dopo il sì definitivo della Camera, ha modificato infatti, tra le altre cose, anche l’art. 33 della legge 104/92.
CHE COSA CAMBIA - Il provvedimento, in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ha stabilito che, a condizione che la persona disabile non sia ricoverata a tempo pieno, i parenti e gli affini entro il terzo grado potranno usufruire dei permessi per l’assistenza solo se gli altri familiari hanno compiuto 65 anni d’età, sono affetti da patologie invalidanti, sono deceduti o mancanti. La legge resta invariata invece per il coniuge, i genitori e i parenti entro il secondo grado. Altra modifica apportata: nella scelta della sede di lavoro si può far valere la vicinanza al domicilio della persona da assistere e non più a quello del lavoratore. E ancora: «il diritto a fruire dei tre giorni di permesso mensile retribuito non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona disabile, mentre per l’assistenza al figlio con handicap grave il diritto è riconosciuto a entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente», si legge nel testo approvato. Per i genitori di bambini di età inferiore ai tre anni rimangono invariate le disposizioni precedenti. Inoltre sono scomparsi dalla normativa i requisiti di assistenza esclusiva e continuativa richiesti, in precedenza, nel caso il lavoratore non fosse convivente con la persona disabile. Tutti quelli che non rientrano in questa casistica, e che finora hanno fruito dei permessi grazie alla precedente normativa, si vedranno revocare le agevolazioni concesse.
I CONTROLLI - Secondo il nuovo testo, poi, il datore di lavoro o l’Inps possono richiedere controlli, mentre le pubbliche amministrazioni devono comunicare al dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio i nominativi dei dipendenti cui sono accordati i permessi in base alla legge 104, se sono fruiti da parenti per l’assistenza di una persona disabile (e allora serve anche il suo nome) o dal lavoratore disabile stesso e il monte ore o giorni di permesso fruito da ciascun lavoratore nel corso dell’anno e per ciascun mese. Lo scopo? Istituire una banca di dati (nel rispetto della privacy) che consenta di avere il quadro della spesa sostenuta dallo Stato per questo genere di benefici.
PENSIONAMENTO ANTICIPATO - Tra le altre novità introdotte dal «collegato lavoro» 2010 ci sono, infine, le deleghe al governo per la ridefinizione del pensionamento anticipato per chi svolge lavori usuranti, la realizzazione del «polo salute e sicurezza» in sinergia con l'Inail, la riforma degli ammortizzatori sociali, la certificazione per via telematica delle assenze dal lavoro per malattia (viene abbandonato il certificato su carta per fare posto a quello on line che il medico dovrà inviare all'Inps), la facoltatività del tentativo di conciliazione nelle controversie individuali di lavoro e in particolare dell'arbitrato (che diventa così volontario) e la possibilità di assolvere agli obblighi scolastici con il contratto di apprendistato. (Fonte Agenzia Redattore Sociale)
CHE COSA CAMBIA - Il provvedimento, in attesa di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ha stabilito che, a condizione che la persona disabile non sia ricoverata a tempo pieno, i parenti e gli affini entro il terzo grado potranno usufruire dei permessi per l’assistenza solo se gli altri familiari hanno compiuto 65 anni d’età, sono affetti da patologie invalidanti, sono deceduti o mancanti. La legge resta invariata invece per il coniuge, i genitori e i parenti entro il secondo grado. Altra modifica apportata: nella scelta della sede di lavoro si può far valere la vicinanza al domicilio della persona da assistere e non più a quello del lavoratore. E ancora: «il diritto a fruire dei tre giorni di permesso mensile retribuito non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona disabile, mentre per l’assistenza al figlio con handicap grave il diritto è riconosciuto a entrambi i genitori, anche adottivi, che possono fruirne alternativamente», si legge nel testo approvato. Per i genitori di bambini di età inferiore ai tre anni rimangono invariate le disposizioni precedenti. Inoltre sono scomparsi dalla normativa i requisiti di assistenza esclusiva e continuativa richiesti, in precedenza, nel caso il lavoratore non fosse convivente con la persona disabile. Tutti quelli che non rientrano in questa casistica, e che finora hanno fruito dei permessi grazie alla precedente normativa, si vedranno revocare le agevolazioni concesse.
I CONTROLLI - Secondo il nuovo testo, poi, il datore di lavoro o l’Inps possono richiedere controlli, mentre le pubbliche amministrazioni devono comunicare al dipartimento della Funzione pubblica della Presidenza del Consiglio i nominativi dei dipendenti cui sono accordati i permessi in base alla legge 104, se sono fruiti da parenti per l’assistenza di una persona disabile (e allora serve anche il suo nome) o dal lavoratore disabile stesso e il monte ore o giorni di permesso fruito da ciascun lavoratore nel corso dell’anno e per ciascun mese. Lo scopo? Istituire una banca di dati (nel rispetto della privacy) che consenta di avere il quadro della spesa sostenuta dallo Stato per questo genere di benefici.
PENSIONAMENTO ANTICIPATO - Tra le altre novità introdotte dal «collegato lavoro» 2010 ci sono, infine, le deleghe al governo per la ridefinizione del pensionamento anticipato per chi svolge lavori usuranti, la realizzazione del «polo salute e sicurezza» in sinergia con l'Inail, la riforma degli ammortizzatori sociali, la certificazione per via telematica delle assenze dal lavoro per malattia (viene abbandonato il certificato su carta per fare posto a quello on line che il medico dovrà inviare all'Inps), la facoltatività del tentativo di conciliazione nelle controversie individuali di lavoro e in particolare dell'arbitrato (che diventa così volontario) e la possibilità di assolvere agli obblighi scolastici con il contratto di apprendistato. (Fonte Agenzia Redattore Sociale)
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